Dai corridoi delle aule parlamentari alle campagne di un agriturismo alle Cinque Terre. La nuova vita di Luigi Grillo, ex senatore di settantatre anni della Spezia, non ha niente a che vedere con quella che per quattro decenni lo ha visto protagonista della scena politica italiana: i primi passi da consigliere comunale alla Spezia, l’elezione al consiglio regionale ligure, lo sbarco alla Camera dei deputati nel 1987, la nomina a sottosegretario al Bilancio nei governi Amato e Ciampi, infine il passaggio al Senato, dove trascorrerà ben cinque legislature (fino al 2013) rivestendo per tredici anni la carica di presidente della Commissione dei lavori pubblici.
Uomo chiave della legislazione sul sistema bancario e amico di lunga data dell’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, e del presidente dell’Associazione di fondazioni e casse di risparmio (Acri), Giuseppe Guzzetti, nella sua lunga carriera politica (prima nelle file della Dc e poi di Forza Italia) Grillo ha posto la firma a provvedimenti fondamentali. Nel 1982, ad esempio, da consigliere regionale fu l’istitutore del parco regionale (poi diventato nazionale) delle Cinque Terre, che ha contribuito a preservare quello che l’Unesco ha poi dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità. Da parlamentare è stato invece responsabile della stesura della cosiddetta “legge Obiettivo”, con cui si è ottenuto il rilancio delle opere pubbliche in Italia, e della legge di riforma del Project Financing, che permette di costruire opere pubbliche con il contributo dei privati qualora lo stato o gli enti locali non siano in grado di far fronte alle spese.
Ma dove ci sono assunzioni di responsabilità, in questo Paese ci sono anche inchieste della magistratura. E infatti la lunga carriera politica di Grillo è stata segnata da un trattamento giudiziario tutto particolare che, con la sua carica di sofferenze economiche, familiari e personali (in ultimo il carcere), lo ha spinto a scegliere definitivamente di iniziare una nuova vita.
La prima a muoversi è stata la procura di Genova agli inizi degli anni 90, con un’accusa prima di finanziamento illecito e poi di abuso d’ufficio. In entrambi i casi Grillo venne assolto in primo grado e i procuratori decisero di non presentare neanche appello. Poi è toccato alla procura di Milano. Nel 1995 i magistrati indagano il senatore per truffa aggravata ai danni dello stato per aver proposto e inserito nella finanziaria di due anni prima un emendamento che stanziava 120 miliardi di lire a favore delle Ferrovie dello Stato per l’esecuzione dei fori piloti propedeutici alla realizzazione della Galleria di Valico per la linea ferroviaria veloce Genova-Milano. Un emendamento che non riportava la firma di Grillo, bensì dell’allora ministro del Bilancio, Luigi Spaventa, e che peraltro era stato approvato dall’intero Parlamento. Infatti, dopo gli iniziali squilli di tromba di inquirenti e stampa, l’indagine si sgonfia: in sette anni i magistrati non riescono neanche a istruire il processo di primo grado, e così nel 2002 interviene la prescrizione che manda assolte tutte le 35 persone indagate.
Non paga, tre anni dopo la procura di Milano coinvolge Grillo nell’inchiesta per la scalata della Banca Antonveneta. Il senatore viene accusato di concorso morale in aggiotaggio, ma anche stavolta tutto finisce nel nulla: condannato in primo grado, nel 2011 Grillo viene assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” dalla corte d’appello di Milano.
Ma se fino a quel momento l’ex sottosegretario al Bilancio era riuscito a fronteggiare le accuse da uomo libero, nel 2014 le cose cambiano. I procuratori milanesi lo accusano di nuovo, stavolta di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta in relazione a vari appalti pubblici, tra cui alcuni legati all’Expo, con altre sei persone. Secondo gli inquirenti, Grillo avrebbe svolto un ruolo di “raccordo” tra il mondo imprenditoriale e quello politico, assicurando ai pubblici ufficiali coinvolti nelle procedure di appalto avanzamenti di carriera. Ruolo smentito dai diretti interessati, che in carcere negano qualsiasi protezione da parte del senatore. I giornali, però, parlano di “cupola degli appalti” e – in maniera molto originale – di “nuova Tangentopoli”. Così, nonostante i suoi 72 anni, Grillo finisce nel carcere di Opera, dove vi rimarrà per quasi tre mesi in stato di isolamento. Seguiranno altri quattro mesi di arresti domiciliari. Dopo questo calvario e dopo aver denunciato le forzature attuate dai magistrati, su suggerimento dei suoi avvocati Grillo decide di patteggiare, solo “come scelta processuale per chiudere la vicenda” e non per ammettere una responsabilità penale. I fatti gli daranno in parte ragione, visto che uno dei funzionari pubblici accusati di far parte della “cricca” e di essere stato favorito da Grillo per gli sviluppi di carriera, Giuseppe Nucci (ex amministratore delegato di Sogin), che a differenza degli altri imputati aveva deciso di non patteggiare ma di andare a processo, verrà assolto nel marzo 2016 dal giudice per l’udienza preliminare di Roma – dove era stata trasferita parte dell’inchiesta – “perché il fatto non sussiste”.
Nel frattempo la vita di Grillo è cambiata radicalmente. Abbandonata la politica, oggi l’ex senatore è proprietario e animatore dell’azienda agricola e agrituristica “Buranco” a Monterosso al Mare, in cui produce vino bianco delle Cinque Terre, vino rosso (Sirah) e il rarissimo vino passito Sciacchetrà, per la cui salvaguardia e promozione ha deciso di fondare un consorzio di produttori.
Gli ospiti della struttura sono colpiti dalla lena instancabile con la quale questo settantatreenne ex parlamentare percorre su e giù – trolley dei turisti alla mano – gli ettari coltivati dell’agriturismo con pendenze da pista per lo slalom gigante. Grillo accompagna i visitatori nella sua particolarissima “camera iperbarica”, rappresentata da un agrumeto di oltre 250 tra limoni e pompelmi per una ventilazione salutare, cui segue l’inalazione degli effluvi della vasca di realizzazione del limoncino con scorze dei celebri limoni delle Cinque Terre. I fortunati non ricevono soltanto indicazioni turistiche ma anche suggerimenti sulle prelibatezze tipiche del Levante ligure. Su tutte una passione e un orgoglio di Grillo va alla particolarità delle acciughe di Monterosso e alla delicatezza con le quali vengono salate.
Per far fronte all’assenza cronica di manodopera italiana per la coltivazione della vite, l’ex senatore sta dando vita a una cooperativa con lo scopo di assumere immigrati, insegnare loro la cultura della vite e impiegarli nella coltivazione, in modo che possano guadagnarsi uno stipendio con la vendita dei prodotti. Il progetto ha già ottenuto l’adesione della curia vescovile locale, che ha concesso l’utilizzo di tre terreni per un totale di 7.500 metri quadri.