Ha trascorso quasi quattro anni in carcere. Poi la Cassazione lo ha assolto. Ma ora non è disposta a riconoscergli alcun risarcimento per ingiusta detenzione. E’ l’assurda storia che vede coinvolto Raffaele Sollecito.
Nel 2015 la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le condanne contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio della studentessa Meredith Kercher, morta a Perugia il primo novembre 2007. Knox e Sollecito erano stati condannati in appello dalla Corte d’assise di Firenze il 30 gennaio del 2014 rispettivamente a 28 anni e tre mesi e a 24 anni e nove mesi.
Sollecito e Knox erano stati assolti in un primo processo d’appello nel 2010, dopo che una perizia indipendente aveva smontato quanto ipotizzato dalla polizia scientifica durante il processo di primo grado, mettendo in discussione tutti gli elementi che collocavano Knox e Sollecito sul posto in cui Kercher fu uccisa. La prima assoluzione venne però annullata dalla Cassazione e seguita da un’altra condanna, poi annullata definitivamente dagli ermellini nel 2015.
Ora, però, nonostante l’assoluzione definitiva, Sollecito non riceverà alcun risarcimento per l’ingiusta detenzione subita. La quarta sezione penale della Cassazione ha infatti bocciato il ricorso con cui i difensori del giovane chiedevano di rivalutare l’istanza di indennizzo – pari a 516 mila euro – già respinta dalla Corte d’appello di Firenze nello scorso febbraio. Un verdetto che Sollecito ha definito “inspiegabile” parlando con il suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno.
“Se ancora non trovo un lavoro – ha sottolineato ancora Sollecito – è per quanto mi è successo. Sto ancora subendo le conseguenze degli anni passati in carcere da innocente e non capisco perché questo non venga compreso“.
Giulia Bongiorno ha rilevato la contraddittorietà della decisione della Cassazione, “che, quando ha assolto Raffaele e Amanda aveva parlato di gravi contraddizioni”. Quindi, per coerenza, ha osservato l’avvocato, “ci si attendeva un minimo di risarcimento” ha dichiarato a AdnKronos. “Questo ovviamente non scalfisce l’assoluzione di Raffaele e posso affermare che non finisce qui – ha assicurato Bongiorno -, intendo andare avanti in sede europea perché il riconoscimento dell’ingiustizia detenzione mi sembrerebbe il giusto epilogo”.