La seconda sezione penale della Corte d’Appello di Napoli, con presidente Vincenzo Alabiso, ha assolto ieri sera l’ex parlamentare del Pdl Alfonso Papa dalle accuse contestate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Napoli sulla lobby di potere “P4” la presunta associazione a delinquere sull’operato nell’ambito della pubblica amministrazione italiana e della giustizia.
L’ex magistrato ed ex parlamentare del Pdl era al centro dell’inchiesta dal 2010 (avviata dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano), successivamente fu arrestato nel 2011 assieme al faccendiere Luigi Bisagnani contestando i reati corruzione, concussione, ricettazione, rivelazione di segreto e favoreggiamento, con la Camera che autorizzò la custodia in carcere il 15 luglio). Rimasto in carcere 101 giorni a Poggioreale, il 31 ottobre ottenne i domiciliari e il 23 dicembre la libertà, per poi andare a processo a dicembre 2016, dove fu condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per i reati di concussione per induzione nei confronti degli imprenditori Alfonso Gallo e Marcello Fasolino e di istigazione alla corruzione nei confronti dell’ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni.
Mentre l’imputato Luigi Bisagnani patteggiò una condanna di un anno e sette mesi, l’ex parlamentare, difeso dagli avvocati Carlo Di Casola e Giuseppe D’Alise, richiese successivamente il giudizio in Appello, che ha cancellato ora i reati per cui era stato condannato. Tra 90 giorni si conosceranno le motivazioni della decisione.
In mattinata Papa sulla «fine di un calvario» ha commentato come «con l’indagine ho perso famiglia e lavoro ma guardo avanti. Non lo auguro a nessuno, con il paradosso che mi hanno arrestato i colleghi deputati e mi hanno assolto i giudici».
Tuttavia, per chiarire la questione, è intervenuta la presidenza della Corte d’appello, con un comunicato ufficiale: «Il dispositivo letto in udienza da questa Corte d’appello, adita dal pubblico ministero e dall’imputato, non è stata pronunziata sentenza di assoluzione ma sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione».