Claudio Foti, lo psicoterapeuta imputato nel processo ‘Angeli e Demoni’ sui presunti affidi illeciti nella Val d’Enza reggiana, è stato assolto da tutte le accuse nel processo di appello.
«Hanno vinto la verità e la giustizia, dopo quattro anni di gogna. Ho pianto perché si è incrinato il teorema accusatorio», si commuove Foti uscendo dall’aula del tribunale, alla fine di una lunga giornata che si è conclusa con un ribaltamento della sentenza di primo grado inflitta a Reggio Emilia, che lo aveva condannato a quattro anni.
«Felice, emozionato, rinato. Questa assoluzione mi restituisce alla dignità e all’onore che merito, non ho mai fatto del male ai miei pazienti, li ho sempre aiutati, mettendo a disposizione tutto il mio tempo e il mio sapere», ha continuato in una nota diffusa in serata. «Foti è stato riscattato di quattro anni di umiliazione e persecuzioni come uomo e come psicoterapeuta», ha commentato il legale della difesa, Luca Bauccio. Dall’altro lato, la Procura generale ha fatto sapere che, una volta pubblicate le motivazioni della sentenza, si valuterà se sussistono spazi per un ricorso in Cassazione.
Questa decisione potrebbe avere anche ripercussioni più ampie, poiché arriva mentre è in corso il processo a Reggio Emilia per altri 17 imputati, i quali, a differenza di Foti, avevano optato per il rito ordinario. Proprio in questo filone di inchiesta, l’abuso di ufficio contestato a Foti è stato commesso, in ipotesi di accusa, in concorso con il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, in relazione all’affidamento senza gara del servizio di psicoterapia nell’Unione Val d’Enza. Foti era inoltre accusato di aver generato in una giovanissima paziente il convincimento di aver subito abusi sessuali dal padre, sottoponendola alla tecnica della Emdr, la cosiddetta ‘macchina dei ricordi’, “in totale violazione dei protocolli di riferimento”.
Proprio questo episodio dominò la campagna elettorale per le elezioni regionali dell’Emilia Romagna del 2020, quando il PD venne accusato di essere il ‘partito di Bibbiano’ al centro di un meccanismo di affidamenti illeciti e di soprusi indicibili.
«Questa vicenda – ha detto l’avvocato Bauccio – è stata utilizzata per una campagna strumentale, da parte di politici profondamente in malafede. Con oggi muore la leggenda di Bibbiano e rinasce la verità di una comunità di professionisti che hanno voluto perseguire solo la protezione del minore».