Dopo 6 anni Giulia Ligresti è stata assolta. La corte d’appello di Milano ha prima accolto la proposta della difesa di revisione del patteggiamento a 2 anni e 8 mesi di reclusione datato settembre 2013, per poi emettere una sentenza di assoluzione con formula piena.
Ligresti ha così commentato: «Finalmente dopo più di sei anni si è arrivati alla verità. E’ stata durissima ma non ho mai smesso di lottare e di avere fiducia nella giustizia, nonostante la violenza di essere stata messa in carcere, con tutto ciò che ne consegue, da innocente».
La sentenza di oggi, per i due legali difensori Gian Luigi Tizzoni e Davide Sangiorgio, non solo «sancisce con ritardo e rimarca che non ci fu alcun crac di Fonsai» ma «restituisce piena dignità a Giulia Ligresti recente bersaglio di falsi scoop e di una ingiusta carcerazione e ristabilisce la verità su una operazione finanziaria la cui reale storia inizia finalmente ad essere scritta».
La donna era finita imputata e due volte in cella a seguito dell’inchiesta torinese per falso in bilancio e aggiotaggio con al centro il caso Fonsai. La Fondiaria-Sai S.p.A. era la compagnia assicurativa torinese facente parte del Gruppo assicurativo Unipol, prima di fondersi nella UnipolSai.
La figlia di Salvatore Ligresti, scomparso nel maggio scorso, venne arrestata una prima volta nel luglio di sei anni fa assieme al padre, alla sorella Jonella e alcuni manager su richiesta della Procura di Torino. Oltre un mese dopo venne posta ai domiciliari in seguito a una perizia medica sul disagio psicologico e ai disturbi all’alimentazione provocati dalla permanenza in carcere.
Tornata libera dietro patteggiamento il 19 settembre 2013, fu nuovamente reclusa a seguito della respinta della richiesta dei magistrati torinesi di affidamento in prova ai servizi sociali per scontare i 2 anni e 5 mesi residui, 3 mesi in più rispetto alla soglia prevista per ottenere la misura alternativa. Nel mentre tuttavia il fratello Paolo, imputato a Milano, veniva assolto in via definitiva “per i medesimi fatti”, sollevando le obbiezioni dei difensori Tizzoni e Sangiorgio. I due hanno chiesto e ottenuto dai giudici d’appello milanesi la sospensione dell’ordine di carcerazione e in contemporanea hanno depositato una istanza di revisione del patteggiamento ritenendola “inconciliabile” con quella del fratello.
«Troppo spesso, in nome della giustizia, si commette la più grande delle ingiustizia: togliere la libertà ad un innocente e abbandonarlo alla gogna mediatica», questa l’amara riflessione di Giulia dopo che la Corte d’Appello ha messo fine non solo alla vicenda giudiziaria ma anche alle polemiche, come quelle che colpirono l’allora ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, amica di famiglia, che tentò di interessarsi al caso, oppure le ricostruzioni di alcune testate giornalistiche che annunciavano la falsa proposta della Ligresti di svolgere per alcune ore alla settimana l’attività di “pr” o di designer di moda.