La carriera di Enrico Rossi è stata riabilitata dolo 9 anni. Il Tribunale di Rimini ha assolto il ciclista di Cesena poiché «il fatto non sussiste». L’atleta professionista romagnolo, arrivato ottavo alla Milano – Sanremo nel 2009, era stato arrestato assieme ad altri sospettati nel settembre del 2010 nell’ambito di una operazione antidoping che coinvolgeva una trentina di persone tra Roma e Rimini.
Nel procedimento erano coinvolti anche preparatori, medici, farmacisti nonché alcuni frequentatori di palestre che avevano portato a una quarantina di perquisizioni domiciliari. In seguito alle prime indagini era stato fermato anche l’ex cognato di Riccardo Riccò (all’epoca dei fatti sua sorella Vania Rossi, inizialmente a sua volta inserita tra i sospettati, era moglie del ciclista di Formigine che era stato a sua volta tirato inizialmente in mezzo da un amatore tanto che l’operazione era stata rinominata Cobra Red, dai soprannomi dei due ciclisti), considerato allora al vertice di quella che era stata descritta una associazione a delinquere, coinvolgendo in particolare un agente pubblicitario, collaboratore di una nota rivista del settore, un farmacista, una infermiera ospedaliera e due amatori.
Nel 2010 Rossi correva come professionista per la italo-irlandese Ceramica Flaminia (poi fusasi nella De Rosa-Ceramica e confluita nella italo-ungherese Szuper Beton), prima di passare alla squadra croata Meridiana Kamen prima del ritiro nel 2014 con la Christina Watches. L’atleta, così come l’ex cognato, si erano sempre dichiarati innocenti.