«Sessanta milioni agli arresti domiciliari?» è il primo dei pamphlet della Collana «Covid» della casa editrice The Skill Press e raccoglie i resoconti degli incontri promossi dallo studio di comunicazione The Skill, specializzato in comunicazione di vicende mediatico giudiziarie (litigation pr), di crisi, legale e in reputation management, durante il primo lockdown.
Nel volume è possibile leggere il confronto – tra gli altri – di penalisti del calibro di Giuseppe Fornari e Giandomenico Caiazza (presidente nazionale delle Camere Penali), di psicoterapeuti come il docente dell’Università di Padova, Gian Piero Turchi, di magistrati e medici come Massimiliano Siddi (sostituto procuratore a Viterbo) e Riccardo Memeo (cardiologo a Bari) che, coordinati dalla responsabile della comunicazione legale di The Skill Federica Fantozzi, hanno colto lo spunto del primo confinamento domestico collettivo come occasione per riflettere sulle conseguenze sociali, economiche, di salute psico-fisica e giuridiche di una prolungata e costretta permanenza dentro quattro mura, siano esse domestiche per ragioni di tutela della salute o carcerarie, a seguito di un ordine di custodia cautelare.
Il professor Gian Pietro Turchi ha osservato: «Il tema centrale […] riguarda l’incertezza che troviamo nel tempo Anno Domini 2020, dove si sta pensando di andare su Marte, e forse non riusciamo neanche più a vivere su questa Terra. […] Il ritorno di questa tematica dell’incertezza è dunque un tema rispetto al quale stiamo facendo i conti, in particolare nell’attuale situazione emergenziale sanitaria. Uno degli aspetti che genera maggiore incertezza è l’utilizzo in termini sinonimici di due espressioni che noi usiamo, salute e sanità. Ci accorgiamo però che dire salute è diverso da dire sanità».
L’avvocato Giuseppe Fornari, protagonista di alcuni dei processi più significativi degli ultimi anni, ha affermato: «Una serie di criticità rispetto a come viene gestita questa fase derivano da una certa cultura democratica del Paese. Perché quando noi chiamiamo arresti domiciliari la condizione in cui siamo in qualche modo costretti in questa fase, così come quando evochiamo l’abuso, il rischio della possibile deriva autoritaria o comunque lo scavalcamento dei principi costituzionali, dobbiamo riconoscere che in realtà queste nostre osservazioni derivano dalla cultura che possiede l’intero Paese nelle fasi normali».
Da parte sua, il sostituto procuratore Massimiliano Siddi ha sostenuto: «Il discorso principale io credo sia […] proprio di tenuta dei principi dello stato democratico; questo è il piano che secondo me deve allarmare più di tutto i cittadini. […] Per la prima volta dal dopoguerra, vi è stata una rottura dei principi dello stato di diritto, rottura più strettamente filosofica, ma fondamentalmente anche giuridica. Perché questo? Perché attraverso la legislazione emergenziale si è affermato il principio che si possono comprimere, in nome di un valore assoluto, importante, fondamentale, quasi trascendente potremmo dire, qual è il valore del diritto alla vita, le libertà individuali; quelle libertà che non stanno poi molto sotto il valore del diritto alla vita».
Per l’avvocato Caiazza, infine: «Da un certo punto di vista verrebbe da dire che c’è qualcosa di autenticamente provvidenziale in questo esperimento che consente a tutti i cittadini di valutare fino in fondo il valore irrinunciabile dei diritti di libertà: nel momento in cui tutti siamo toccati sulla nostra libertà questo consentirà una rivalutazione sociale di un bene e di un diritto e quindi delle riflessioni, delle argomentazioni, dei temi che ruotano intorno al tema della libertà. Più in generale in una democrazia politica qualunque limitazione della libertà deve essere spiegata, giustificata. C’è un potere di limitazione attribuito a soggetti che istituzionalmente possono disporne e perfino di fronte ad un’emergenza sanitaria occorre che la limitazione di libertà che ne consegue debba essere spiegata, condivisa, credibile».