Da accusato a vittima. La parabola giudiziaria del sindaco di Mantova Mattia Palazzi dura meno di un mese. La procura infatti ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per tentata concussione continuata nella quale il primo cittadino era accusato di aver chiesto favori sessuali alla rappresentante di un’associazione culturale cittadina, in cambio di contributi economici da parte del Comune.
Ma dopo l’interrogatorio della donna si è arrivati a quella che sembra una svolta nell’inchiesta, anche il giudice deve ancora esprimersi al riguardo. Sentita dai magistrati, infatti, avrebbe ammesso di aver alterato i messaggi della chat erotica tra lei e il sindaco (messaggi che erano di carattere strettamente personale), aggiungendo parti di frasi riferite al ruolo istituzionale di sindaco e, quindi, di aver inviato quelle conversazioni a terze persone ignare delle manomissioni. Per questo la donna ora è indagata per il reato di false informazioni al pm, rese nel suo primo interrogatorio.
Palazzi, primo cittadino eletto tra le file del Pd, aveva sempre smentito tutto: “Non ho mai chiesto favori a nessuno abusando del mio ruolo di sindaco – aveva detto Palazzi appena saputo dell’inchiesta – conosco quella signora ma non vi è mai stato nulla di privato con lei”.
Il 26 novembre Palazzi affidava a un comunicato stampa il suo stato d’animo: “La mia vita privata è stata devastata. E’ un inaccettabile gioco al massacro, che non auguro a nessuno di vivere“. Ora, invece, commenta: “Ho vissuto un incubo ma ho sempre avuto fiducia nella magistratura e ringrazio la procura per la velocità e la serietà delle indagini”.