La ruota gira e stavolta a essere vittima della gogna mediatico-giudiziaria è proprio un magistrato. Il giudice Mario Pagano, già magistrato del tribunale di Salerno e attualmente in servizio al tribunale di Reggio Calabria, è stato infatti posto agli arresti domiciliari al termine di indagini disposte e coordinate dalla Procura di Napoli, con l’accusa di aver favorito alcuni imprenditori nelle cause civili, ricevendo in cambio denaro e regali.
Secondo l’accusa, Pagano avrebbe “omesso di astenersi” dalle cause in questione “nonostante lo specifico obbligo imposto dalla legge e, prima ancora, adoperandosi perché tali cause venissero assegnate a lui”. In cambio di sentenze favorevoli, Pagano avrebbe ricevuto denaro a beneficio della società polisportiva Rocchese, di cui era responsabile, ma anche cucine e impianti di climatizzazione per un agriturismo a Roccapiemonte, riferibile allo stesso magistrato.
Anche in questa vicenda, nonostante sia coinvolta una toga, è scattata la tradizionale gogna mediatica. “Salerno, arrestato giudice: favoriva gli imprenditori amici nelle cause civili”, ha titolato Repubblica sul suo sito, senza neanche riportare le accuse dei pm di Napoli tra virgolette (come magari si usava un tempo), come se queste fossero già certezze, già fatti. Lo stesso ha fatto Il Giornale (“Ai domiciliari un giudice: favoriva gli imprenditori amici”), mentre stavolta è toccato addirittura al Fatto Quotidiano dover in qualche modo ridurre il gradiente di giustizialismo, riportando le accuse almeno tra virgolette: “Corruzione in atti giudiziari, arrestato magistrato: ‘Favori ad amici e imprenditori’”.