A due anni dall’assoluzione definitiva, Francesco Bellavista Caltagirone richiede allo Stato un’indennità per ingiusta detenzione pari a 516mila euro di risarcimento.
L’imprenditore romano, leva ’39, era stato arrestato il 5 marzo 2012 con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato a seguito dell’apertura del filone d’inchiesta sulla presunta bancarotta della Porto di Imperia Spa, società che gestiva il porto turistico di Imperia. L’inchiesta era partita infatti nel 2010 da un libro bianco sul porto e sul progetto di Acquamarcia e della Porto d’Imperia Spa firmato da consiglieri di opposizione.
Dopo 6 mesi di carcere e 3 di domiciliari cautelari, fu successivamente assolto dal Tribunale di Torino, sede del processo a seguito dell’impossibilità da parte del Tribunale di Imperia di comporre un collegio per incompatibilità dei giudici, il 7 novembre 2014, poiché «il fatto non sussiste». L’assoluzione fu confermata dalla Corte d’Appello di Torino il 13 marzo 2017 per ordine del sostituto procuratore Alessandro Bogliolo e, il 9 ottobre 2017, era divenuta definitiva con formula piena poiché non fu impugnata né dalla Procura generale né dalle parti civili.
Tramite l’avvocato Neri Diodà è stata ora avanzata richiesta di risarcimento per il totale di 9 mesi di custodia cautelare, ovvero 516mila euro di risarcimento, tenendo conto dei giorni in cella e dei parametri stabiliti, cui si fa riferimento in questi casi.
Tra coloro che richiedono l’indennizzo, al pari di Caltagirone, Delia Merlonghi, agli arresti domiciliari per 9 mesi e che, tramite il legale Federico Luppi richiede 200mila euro e gli eredi del manager Andrea Gotti Lega, mancato ad agosto a 71 anni, i quali richiedono 50mila euro a fronte dei nove mesi di domiciliari per non aver rispettato un’interdizione dai pubblici uffici, tramite l’avvocato Matteo Calori.
L’allora pm Giancarlo Avenati Bassi aveva richiesto per Caltagirone 8 anni, cinque anni e mezzo per Gotti Lega, due per Delia Merlonghi per quella che definiva una «truffa colossale e pazzesca». Ora invece si attenderà da parte della Corte d’Appello di Torino la fissazione della richiesta d’udienza.
Francesco Bellavista Caltagirone era stato inoltre al centro di indagini nel 2009 a seguito del sequestro da parte della Procura di Catania dell’immobile ex Mulino Santa Lucia a Catania, di proprietà del gruppo Acqua Marcia con l’accusa di abuso edilizio. Tutte le accuse si erano rivelate infondate a seguito dell’assoluzione nel 2013 di tutti e cinque gli imputati, comprese le accuse di falsa fatturazione, fatturazioni inesistenti e truffa, confermate poi in Appello a Catania ad aprile 2016, come trattato in questo articolo http://innocentiaccusati.it/francesco-bellavista-caltagirone-verita-mulino-santa-lucia-catania/